È possibile avere paura della felicità?
La risposta è si, anche se potrebbe sembrare strano che qualcuno possa temere un’emozione positiva come la gioia.
La cherofobia, ossia la paura della felicità, non compare nel DSM-V, il principale manuale di classificazione dei disturbi mentali, ma trova riscontro nella pratica clinica.
Cos’è la cherofobia
Chi ha paura della felicità non è sempre triste, piuttosto evita semplicemente eventi e attività che potrebbero renderlo felice. Le opportunità che potrebbero portare a cambiamenti di vita positivi, spesso non vengono colte. Attività divertenti e situazioni sociali come feste possono generare un’ansia intensa. C’è la credenza che mostrarsi felici possa in qualche modo “danneggiare” sé stessi, i propri amici, la famiglia.
Chi ha paura della felicità è convinto che, se si abbandona a questo sentimento, qualcosa di brutto potrebbe accadere come immediata conseguenza. Così aspirazioni e desideri più profondi vengono soffocati, e si rinuncia a gratificazioni sentite come importanti.
Perché si ha paura di essere felici?
La cherofobia potrebbe avere radici profonde nell’infanzia. Chi ne soffre potrebbe aver subito punizioni o umiliazioni che hanno distrutto un momento di felicità. Il cervello ha quindi registrato questa associazione tanto da scatenare la paura irrazionale che si verifichi di nuovo.
A volte non c’è stata una chiara punizione ma piuttosto un atteggiamento di disapprovazione costante e non esplicito rispetto alla manifestazione di gioia del bambino, magari da parte di genitori depressi. Altre volte la causa può essere rintracciata in esperienze di vita più recenti, come ad esempio un lutto traumatico in un periodo di intensa felicità.
In ogni caso, un percorso di psicoterapia potrà aiutare a comprendere queste associazioni negative e ad annullarle, imparando a vivere senza paura esperienze di gioia e piacere.