mindful eating

Mindful eating: ristabilire il naturale processo fisiologico dell’autoregolazione alimentare

Si stima che il 50-60% della popolazione manifesti un qualche comportamento alimentare disfunzionale, rientrando nella categoria di quella che comunemente viene definita “fame nervosa”. E a quattro anni e mezzo dalla conclusione di una dieta (soprattutto se si tratta di diete drastiche ), mediamente le persone mantengono una perdita di soli tre chili, ovvero il 3,2% della riduzione del peso iniziale (Priya Sumithran P., Proietto J., 2013).

Chi soffre di sovrappeso ha spesso sperimentato ripetuti insuccessi nel tentativo di dimagrire o di mantenere i risultati raggiunti, e si sente in colpa e responsabile del proprio fallimento. In realtà, nei problemi di sovrappeso e di condotta alimentare, sono in gioco molteplici fattori. Pertanto è necessario un trattamento integrato di tipo psicologico e nutrizionale.

 

Cibo ed emozioni: imparare ad essere “mindful”

fame emotivaOltre ai fattori biologici e genetici, nei problemi alimentari sono in gioco anche fattori familiari (es. abitudini alimentari scorrette apprese in famiglia), socioculturali (es. standard di magrezza collegati ad un’immagine vincente) e soprattutto fattori psicologici.

Chi soffre di fame nervosa soffre di dis-regolazione emotiva, ha difficoltà a gestire stati emotivi di disagio e inconsapevolmente utilizza il cibo come “strumento” di regolazione dei propri stati interni. Tipicamente sono presenti senso di inadeguatezza personale e un’ intensa insoddisfazione rispetto alla propria immagine corporea. Ci sono pensieri rigidi, del tipo “tutto o nulla”, ad esempio “se non sono riuscita a trattenermi dal mangiare una fetta di torta, tanto vale mangiarne due in più”. E tentativi di soppressione del pensiero, ad esempio “non devo pensare alla torta”.

“Essere mindful” significa essere consapevoli dei molteplici fattori implicati nel proprio rapporto col cibo, e riuscire ad avere un’alimentazione consapevole e sana.

Dieta mindful

dieta torinoLa dieta da sola non basta. Sappiamo tutti che dovremmo mangiare quando abbiamo fame e che dovremmo fermarci quando siamo sazi. Ma abbiamo dimenticato come sono fatte queste esperienze.

Mangiamo per maneggiare sentimenti di rabbia, depressione, ansia o noia, oppure facendo altre cose, ad esempio guardando la tv o leggendo il giornale. Mangiamo semplicemente perché il cibo è a disposizione. E continuiamo a mangiare, prolungando i nostri pasti, anche quando non abbiamo più fame. Mangiamo in modo automatico, senza alcuna attenzione all’esperienza che stiamo vivendo in relazione al cibo. E questo non è un modo di mangiare consapevole.

Spesso le diete sono vissute come un’imposizione esterna, un sacrificio sopportabile per un periodo di tempo limitato. Ma non c’è un cambiamento delle abitudini mentali e del funzionamento emotivo che sottende la problematica alimentare. Di conseguenza, si osserva un tipico circolo vizioso, caratterizzato da comportamenti alimentari restrittivi seguiti da comportamenti di sovra-alimentazione e nuova restrizione. In questo modo s’innescano cicli ripetuti di perdita e aumento di peso, che gli scienziati definiscono “sindrome dello yo-yo” .

 

Mindful eating: ritrovare l’equilibrio psicofisico

Lo scopo del “mindful eating protocollo“, è offrire strumenti che permettano di modificare le proprie abitudini alimentari per poter raggiungere e mantenere un giusto peso e una buona forma fisica, reingaggiando il naturale processo fisiologico dell’ autoregolazione alimentare.

 

Obiettivi

Imparare a distinguere la fame psicologica da quella biologica, diventando consapevoli di come i pensieri e le emozioni possono portare a comportamenti alimentari scorretti.

Riconoscere quali sono i trigger che inducono a mangiare senza che ci sia un reale bisogno nutritivo.

Imparare ad ascoltare i segnali corporei: il corpo ha una sua saggezza interiore e sa di cosa ha bisogno.

Ristabilire un buon rapporto col cibo, libero da sensi di colpa, paure e automatismi, recuperando un potere di scelta e imparando a gustare pienamente i nostri pasti.

Coltivare un atteggiamento di auto-accettazione, liberandosi da sentimenti di intensa insoddisfazione. Questi ci fanno entrare nel ciclo disfunzionale dell’ “auto-recriminazione – restrizione esagerata – eccesso alimentare”.

 

Destinatari

Coloro che hanno una relazione difficile e disfunzionale con il cibo, abitudini alimentari disordinate, atteggiamenti compulsivi verso il cibo con conseguenti eccessi alimentari, difficoltà di regolarsi nel mangiare, e chiunque sia interessato ad avere una relazione sana e serena con il cibo.

Il training rappresenta una componente di un percorso di consapevolezza alimentare che può rivelarsi sufficiente ed efficace rispetto al cambiamento della condotta alimentare oppure, qualora necessario, può integrare un percorso di psicoterapia più approfondito.

 

Bibliografia

Andy Puddicombe. Mindful eating. Cambia il tuo modo di pensare il cibo. De Agostini, 2017.