Quali sono i sintomi fisici e psicologici dello stress?
Le persone cronicamente stressate sono più suscettibili alle malattie del sistema immunitario: dal comune raffreddore a patologie più drammatiche, come il cancro o le malattie autoimmuni (dalla banale influenza all’artrite reumatoide, la psoriasi, la retto colite ulcerosa, la parodontopatia…).
L’attivazione prolungata dei sistemi dello stress può avere importanti ripercussioni anche a livello endocrino prima che immunitario. Menopausa precoce, amenorrea, patologie della tiroide, disturbi del ciclo mestruale, impotenza, eiaculazione precoce, calo del desiderio sessuale, infertilità senza causa apparente, sono solo alcuni esempi. Potranno inoltre comparire disturbi della sfera neurovegetativa come tachicardia, aritmie, insonnia, crisi di panico, cefalee, stanchezza cronica.
Stress e stanchezza cronica
Il primo segno di iperattività dei sistemi dello stress è rappresentato dalla stanchezza cronica, fisica o mentale. La stanchezza in genere si colloca al mattino, al risveglio, e va migliorando nel corso della giornata con la necessità di assumere caffè ed eccitanti. La qualità del sonno si deteriora, si dorme poco o si dorme ma non ci si sveglia riposati. Le crisi di stanchezza diventano sempre più lunghe ed estenuanti, ci si trascina giorno dopo giorno.
Ansia, depressione, nervosismo
A questo stato di stanchezza si associano spesso sintomi psicologici, come depressione, ansia, aggressività, mancanza di autocontrollo, tendenza a chiudersi in se stessi e isolarsi. Ogni minima difficoltà viene percepita come un problema insormontabile. Ci si sente confusi o incapaci di prendere decisioni e in balia di emozioni negative. L’instabilità emotiva condiziona fortemente l’efficienza nel lavoro, la serenità in famiglia e col partner. Si va avanti quasi per inerzia senza farsi troppe domande.
Tensioni muscolari e dolori cronici
Possono inoltre comparire dolori cronici. Rigidità muscolare, specialmente nelle aree del collo, delle spalle, della parte inferiore della schiena e del viso. Tendenza a serrare le mascelle e talvolta a digrignare i denti nel sonno, col rischio di provocare o peggiorare le anomalie di posizione della arcate dentali o le patologie delle articolazioni temporo-mandibolari, con ripercussioni a livello posturale e muscolo-scheletrico. I tentativi di riposo nel fine settimana sfociano spesso in emicranie o cefalee “da weekend”.
Tali evidenze riflettono il ruolo della mente sul corpo e indicano la necessità di pratiche di cura integrate e di una gestione della propria vita che non trascuri l’importanza di coltivare ogni giorno dentro di sé la serenità mentale e un orientamento al piacere, allo stare bene, ad essere felici.
Quali sono gli eventi che determinano stress?
Gli eventi che possono determinare stress psicofisico sono quelli che implicano dei cambiamenti di vita, positivi o negativi che siano. Il matrimonio, l’inizio di un lavoro, l’acquisto di una casa, la fine di una relazione, la malattia di una persona cara, sono tutti eventi che possono creare uno stress psicofisico. Se questo è mal gestito, può causare dei disturbi psicosomatici da stress.
Lo stress attacca il corpo nei punti più vulnerabili
Tutti abbiamo fin dalla nascita delle vulnerabilità fisiche. Alcuni hanno un metabolismo lento e tendono a mangiare troppo, e a ingrassare eccessivamente nei momenti di stress. Altri hanno sistemi digestivi delicati e tendono a sviluppare ulcere o colon irritabile. Altri hanno la pelle chiara e delicata e quando sono sotto stress soffrono di sfoghi cutanei o sviluppano un eczema. Lo stress psicologico scova le nostre vulnerabilità naturali e attecchisce su di esse.
Possiamo anche sviluppare delle vulnerabilità fisiche nel tempo, attraverso abitudini non salutari o con l’esposizione ad ambienti insalubri. Esempi di fattori ambientali insalubri sono la rumorosità eccessiva, l’inquinamento o il sovraffollamento. Mentre, per fare un esempio di abitudine sbagliata, le ricerche dimostrano che una gran parte degli individui soggetti agli attacchi di panico, sono cronicamente in iperventilazione. Cioè, essi hanno l’abitudine a respirare in maniera scorretta. Questa abitudine genera una vulnerabilità fisica che, sotto stress, si manifesta sotto forma di attacchi di panico. Altre abitudini sbagliate sono quella di fumare, bere troppo, avere rapporti sessuali non protetti, mangiare troppi cibi confezionati, stare troppo poco all’aria aperta o fare poca attività fisica.
Le origini delle “malattie da stress”
Hans Selye era un medico ungherese che nel 1936 contribuì in modo significativo alle ricerche sullo stress. Selye aveva iniettato quotidianamente una sostanza estranea a dei ratti. Gli effetti erano stati ulcere gastriche, atrofia del timo (ghiandola chiave dell’immunità) e ingrossamento del surrene.
Ma il dato più interessante era che sintomi simili si riscontravano stranamente anche nei topi di controllo, in cui era stata iniettata una sostanza fisiologica, cioè acqua. I due gruppi di animali avevano in comune solo il fatto di aver subito delle iniezioni ogni giorno, e quindi i sintomi potevano essere la risposta ad uno stress. Selye cercò di comprovare la tesi sottoponendo gruppi di topi a troppo caldo o troppo freddo, a tossine, a forti rumori e ad agenti patogeni. Ed ottenne gli stessi effetti. Selye utilizzò il termine “stress” per indicare la risposta non specifica di un organismo a uno stimolo negativo.
Nasce così la “malattia da stress” che provoca l’indebolimento del sistema immunitario. Di conseguenza l’organismo diventa più vulnerabile all’invasione di microrganismi, batteri, virus, funghi, parassiti o cellule tumorali.