Sempre più frequentemente capita che il disagio psicologico si manifesti sotto forma di sintomi fisici che non trovano una spiegazione medica. E tipicamente il paziente con “sintomi fisici non giustificati” chiede un consulto medico, piuttosto che rivolgersi a uno psicologo. Questi pazienti sono oggi una quota importante della popolazione che frequenta gli studi di medicina generale. Il medico di base rappresenta pertanto una figura centrale che può contribuire a identificare precocemente il disagio psicologico, indirizzando il paziente verso adeguati percorsi di diagnosi e cura.
Tuttavia sembra esserci un sostanziale sotto-riconoscimento del disagio emotivo e dei disturbi psichici, da parte dei medici di base. Tale fenomeno è probabilmente legato a varie componenti. Ad esempio, difficoltà legate ad un’inadeguata preparazione del medico di medicina generale, oppure difficoltà generate dal paziente che spesso presenta il disagio psichico attraverso un linguaggio somatico. O ancora difficoltà legate al contesto dell’ambulatorio di medicina generale, in cui l’alto afflusso di pazienti rende difficile l’esecuzione di colloqui medici accurati.
Numerosi studi dimostrano come i disturbi psicosomatici sono i disturbi psichici che con maggiore frequenza giungono all’attenzione del medico di base. Tali disturbi inoltre si presentano spesso in associazione con sintomi di ansia e/o depressione.
In particolar modo negli ambulatori dei medici di base, forme depressive attenuate tendono a manifestarsi prevalentemente con lamentele fisiche multiple. Ad esempio, sintomatologia algica, affaticabilità, insonnia, vertigini, turbe gastrointestinali, ecc., con la conseguenza che la richiesta di intervento medico, da parte del paziente, è legata principalmente a sintomi afferenti alla sfera somatica.
Inoltre i pazienti con disturbi psicosomatici, per la stessa natura del loro disturbo, tendono ad attribuire i loro sintomi a problemi di origine organica. Per cui, l’eventuale proposta di trattare i loro disturbi con un intervento sulla sfera psicologica, non sempre viene accettata.
Dolore persistente. Sintomi dolorosi di solito monodistrettuali e con decorso caratterizzato da momenti di relativo benessere e da fasi di riesacerbazione (per esempio cefalea, cervicalgia, lombalgia, dolore addominale, ecc).
Forme monosintomatiche che coinvolgono principalmente un apparato (per esempio disequilibrio, nausea, gastralgia, ecc).
Forme multi sintomatiche che coinvolgono diversi apparati.
Ipocondria. Convinzione di avere una grave malattia fisica basata sull’erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del paziente, che pone un’attenzione esagerata alle proprie funzioni fisiologiche.
Il paziente affetto da disturbo psicosomatico tende a presentare con partecipazione emotiva la propria sofferenza fisica. In genere ha una lunga storia di visite mediche ed esami diagnostici effettuati in precedenza. Il paziente racconta con dovizia di particolari la propria storia di malattia, a cui “nessuno riesce a porre rimedio”.
Ma possono anche esserci altre modalità di presentazione che si collocano all’estremo opposto. Ad esempio, i pazienti con tratti alessitimici, tenderanno ad assumere durante il colloquio una postura rigida e ad utilizzare un eloquio povero, piatto, monotono, caratterizzato da lunghe pause e silenzi.
Frequenti in medicina generale risultano anche quelle condizioni “limite”, caratterizzate quasi esclusivamente da sintomi autoriferiti, quali la sindrome del colon irritabile, la cefalea muscolo-tensiva, la fibromialgia, la sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare, il dolore toracico atipico, ecc.
I cosiddetti “sintomi fisici non giustificati” rappresentano la psicopatologia prevalente in medicina generale. Almeno un paziente su sei che si rivolge al medico di medicina generale presenta tale patologia.
Le richieste spesso non esplicite di questi pazienti, assieme all’alta comorbidità esistente tra disturbi d’ansia e/o depressione, disturbi organici e disturbi psicosomatici, impongono al medico di base un notevole impegno sia sotto il profilo clinico, sia di tempo, anche per la tendenza di tali pazienti a instaurare con il medico curante un rapporto di lunga durata, che spesso non arriva mai a focalizzare il vero problema.
Nonostante tali difficoltà, il medico di base, attualmente ricopre un ruolo di grande responsabilità dato che, in virtù della continuità di cura, può contribuire a identificare precocemente il disagio emotivo e i disturbi psichici prima che questi si cronicizzino.
Bibliografia
Dal sintomo alla persona. Medico e Psicologo insieme per l’assistenza di base. L. Solano, Franco Angeli, 2011
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